GREGORIO IX, FEDERICO II E.. SAN FRANCESCO - StoriaMeridiana

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LA LOTTA TRA PAPATO E IMPERO NELLA VALLE DI SAN GERMANO


TADDEO DA SESSA, GREGORIO IX, FEDERICO II E.. SAN FRANCESCO

Per limitare l'influenza imperiale Papa Gregorio IX fece spesso uso della figura di San Francesco per fare breccia nel cuore della gente
Su precedenti articoli, apparsi qua a nostra firma, abbiamo avuto modo di comprendere più da vicino il ruolo delle cancellerie regie, soprattutto intorno alla corte di Federico II di Svevia. Abbiamo pertanto conosciuto più da vicino il cancelliere simbolo della sua amministrazione, ovvero Pier delle Vigne. Tra i suoi colleghi nel 1245 c’erano Nicola da Rocca, Terrisio di Atina e Taddeo da Sessa quasi tutti provenienti dalla zona tra il basso Lazio (frusinate e agro pontino) e la Campania, che nel duecento erano considerati, secondo gli scritti dell’epoca, un’unica regione ovvero “Campania in Terra di Lavoro”.
Tra questi la figura più completa e ricca di spunti è sicuramente Taddeo da Sessa (Tadeus de Suesa), nativo di Sessa Aurunca, attualmente in provincia di Caserta. Si conosce poco o nulla di lui dal punto di vista biografico. Le uniche notizie che si hanno sono riferibili alla sua attività professionale all’interno della corte federiciana. In ogni caso, sempre per logica deduzione, pare che la sua nascita possa approssimarsi nell’ultimo decennio del XII secolo. Sessa Aurunca era una cittadina che nel periodo di nostra trattazione, era stretta tra il dominio federiciano e l’interesse papale, insieme a tutta la piana cassinese (all’epoca chiamata di San Germano). Questo continuo oscillare tra un dominio e l’altro ne hanno fortemente condizionato la sua storia ed anche tra la gente serpeggiava, come ovvio che fosse, l’inclinazione all’essere “filo-papale” oppure “filo-imperiale”. Fu in occasione di un incontro tenutosi nel 1228 presso San Germano che Taddeo, all’epoca funzionario addetto alla Giustizia in Terra di Lavoro, fece la sua conoscenza diretta con Federico II di Svevia.
Da quel momento nacque una collaborazione stabile e fruttuosa che portò Taddeo ad essere uno dei più fedeli e affidabili funzionari di corte. Nel maggio del 1229 l’esercito papale di Gregorio IX occupò le città vicine a San Germano (quindi anche Sessa) mentre Federico era impegnato in una spedizione in Oriente. La mossa del Papa spiazzò Federico II che rientrò a Capua nel settembre dello stesso anno e con una controffensiva militare si sbarazzò delle esili resistenze papali riprendendosi il vallum Casinensis Monasterii, compresa Sessa Aurunca grazie anche ad un significativo intervento di Taddeo (che tra l’altro era uno dei feudatari più potenti del regno), che consegnò la città all’Imperatore portando il proprio nome sul podio delle personalità più influenti nella corte federiciana.
Negli accordi  stipulati  tra  Gregorio IX e Federico II si decretò che Sessa, insieme a Caiazzo, Maddaloni e Capua, fossero affidate a Landone, vescovo di Reggio Calabria, a garanzia della restituzione dei territori occupati dall’esercito imperiale nel Patrimonio di San Pietro, dal canto suo il vescovo Landone a Ceprano affidò quei territori a Ermanno di Salza, consigliere dell'Imperatore Federico II, presso il quale rappresentava la curia papale in qualità di  mediatore.
Ma al di là del ruolo di Taddeo, che rimase sempre di primissimo piano nelle vicissitudini nel periodo più spinoso del rapporto tra Gregorio IX e Federico II (difese l’imperatore a Parigi nel “processo” avanzato sulla sua scomunica) quello che a noi interessa in questo momento sono i tentativi effettuati da una parte e dall’altra per tentare di spingere l’opinione pubblica della città, i sentimenti cittadini, verso le posizioni papali o verso quelle imperiali. Avere dalla propria parte la maggioranza della popolazione di una città e di un territorio era fondamentale per la stabilità politica e amministrativa oppure per far pendere dalla propria parte l’asticella che permetteva la buona riuscita di un’azione militare tesa a capovolgere il potere dominante.
Pertanto Papa Gregorio IX, così come fecero i suoi predecessori, puntò tutte le sue carte sulla figura di San Francesco, benedicendo ogni azione dei frati minori, promuovendo iniziative nel segno del poverello di Assisi, consacrando chiese e cappelle in suo onore. Non sappiamo se sia un caso o meno, ma a Sessa Aurunca, così a Capua, Cassino, Arpino, Formia e Gaeta si segnalarono diverse presenze minoritiche ed anche un’alta percentuale di “miracoli” operati nel nome del Santo di Assisi. Miracoli citati e certificati dal primo e più importante biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, nel suo pluricitato “Trattato dei Miracoli”, opera conclusa intorno al 1250, poco prima della morte di Federico II e che concludeva una serie di scritti dello stesso frate celanese in onore del Santo. Intensificare il segno divino nel territorio, contrapponendolo all’anticristo per eccellenza, ovvero Federico II, era l’obiettivo principale di Gregorio IX. Un’arma che poteva sfoderare senza risparmiarsi, che contribuì da un lato ad indebolire la figura dell’imperatore svevo e dall’altra a rafforzare e promuovere la diffusione della devozione popolare nei confronti del poverello di Assisi. Divenuto il simbolo della Cristianità, quasi il nuovo Cristo, San Francesco venne “usato” e il suo nome sfoderato all’occorrenza per gli interessi del papato. Detta e descritta in questo modo potremmo dare un’idea forse troppo crudele e cinica dell’opera compiuta dall’istituzione ecclesiastica dell’epoca, ma era la prassi tentare di spostare il consenso con quelle che erano le armi più naturali per la Chiesa: la devozione, la fede, il fascino e il sensazionalismo che i miracoli regalavano alla popolazione. Dall’altro lato l’Imperatore poteva rispondere con l’elargizione di favori, concessioni, territori, nomine, esenzioni che, se vogliamo ed in determinati casi, sono sinonimi anche di corruzione.
Ma era il gioco delle parti in campo. Perché anche Federico non risparmiò di nominare nella sua corte, sì gente di valore e di sicuro affidamento, ma anche membri di alto rango sociale del territorio più delicato da amministrare e gestire, come il confine instabile del Regno di Napoli. E queste figure di primo piano rispondevano ai nomi di Taddeo da Sessa Aurunca, Pier delle Vigne da Capua e Riccardo di San Germano con suo fratello Giovanni (notaio anche lui in Cassino), tutti arruolati con incarichi di primo piano nella corte federiciana.
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