La sua agiografia, nonostante fosse coeva, nel
Capitolo nel 1266 venne strappata a favore della Leggenda di Bonaventura da Bagnoregio
TOMMASO DA CELANO E LA PRODUZIONE AGIOGRAFICA
FRANCESCANA
Il “Trattato dei Miracoli” è rimasto nel
dimenticatoio per secoli, ritrovato casualmente in un Codice manoscritto a
Marsiglia nel 1899
Per studiare la figura di San Francesco,
così come quella di altri illustri personaggi della nostra storia, specie
quella più antica, è necessario affrontare il problema delle fonti e della loro
autorevolezza. Queste passano necessariamente attraverso l’opera di altri
interpreti, sottoforma di documenti più o meno ufficiali (atti, bolle, lettere,
editti, ecc..) comprese le immancabili biografie scritte non solo per ricordare
le gesta del personaggio storico ma, molto spesso, come nel caso delle
agiografie dei santi, scritte “nel nome del Santo” o del suo movimento (o
ordine). La storia di San Francesco rappresenta l’esempio principe e la ricerca,
non solo dell’essenza del suo insegnamento, ma soprattutto della sua “vera
vita” è stato l’obiettivo, il chiodo fisso, degli studiosi dal XIX secolo ad
oggi. Insomma: chi era davvero Francesco di Pietro di Bernardone? Hanno scritto
di lui Jacopo da Varazze, Bonaventura da Bagnoregio, Salimbene da Parma e
soprattutto Tommaso da Celano. Quest’ultimo è stato l’agiografo più strettamente
a contatto con il poverello di Assisi, almeno sotto il profilo temporale, tanto
da porre la sua vita “Sancti Francisci” coeva e probabilmente la più genuina e
affascinante per tutta una serie di motivazioni che ora cercheremo di scoprire.
Tommaso nacque a Celano in Abruzzo
nell’ultimo ventennio del XII secolo (comunque prima del 1190). Lasciò presto
la sua città d’origine per procedere con la sua formazione culturale e spirituale
che comprendeva anche la sua entrata nell’Ordine dei frati minori nel 1215.
Questa data è stata confermata dallo stesso Tommaso rivelandola nella prima
delle sue opere, la Vita beati Francisci, perché è in questa data che fece il
suo ingresso nell’ordine insieme a «litterati viri et quidam nobiles» che
divennero “seguaci” di Francesco d’Assisi.
Dal 1221 Tommaso, dietro suggerimento di
Frate Elia, altra figura molto importante non solo per San Francesco, ma in
seguito anche per Federico II, compì un viaggio nel nord Europa insieme a
Giordano da Giano, per la seconda
missione dei frati minori in Germania al seguito di Cesario da Spira. Divenne
successivamente custode dei conventi di Magonza, Worms e Colonia. Probabilmente
rimase in Germania fino alla morte di San Francesco (certamente assistette alla
sua morte) per ritornare in Assisi nel 1228 per la cerimonia di canonizzazione
del Santo. La presenza di Tommaso in queste due fasi importanti è deducibile
proprio dai particolari forniti nella sua “Vita beati Francisci” che spingono
gli studiosi a considerare Tommaso un diretto testimone della morte e della
canonizzazione dell’Assisiate. Dopo questi eventi Tommaso da Celano ritornò in
Germania e iniziò a scrivere sin da subito la “vita”. Altra data certa della presenza di Tommaso da Celano ad
Assisi è il 1230 per consegnare alcune reliquie di San Francesco (i capelli e
frammenti di tessuto appartenuti al Santo) a frà Giordano da Giano per portarle
in Germania.
Certa anche la data di ultimazione della
Vita, ovvero 1229, tre anni dopo la
morte del Santo, che pertanto divenne la prima agiografia di San Francesco,
commissionata direttamente da papa Gregorio IX, grande amico del poverello di
Assisi ma anche in ottimi rapporti con lo stesso Tommaso. Essendo il primo,
unico ed ufficiale agiografo, Tommaso rivestì un ruolo primario non solo nella
ricostruzione storica della vita del Santo, ma soprattutto come ideatore del
nuovo pensiero, della nuova filosofia cristiana legata al francescanesimo, che
vedeva la minoritas, “come umile
sottomissione alla volontà divina” e la legittimazione di Francesco quale santo
scelto dalla volontà divina per il privilegio delle stigmate.
Nella stesura della sua “Vita”, divisa
in tre parti, secondo la ricostruzione degli studi più recenti, Tommaso riuscì
a rimanere autonomo nella stesura, non censurando o limando alcune asperità
scomode per la Curia, non risparmiando, tra le righe, critiche per alcune distorsioni
sorte in seno all’Ordine dei Minori, non proprio allineate sulla volontà
iniziale del Santo di Assisi.
A questo primo lavoro agiografico
Tommaso ne fece seguire un secondo, più legato alle esigenze dell’Ordine,
scritto tra il 1232 e il 1239 (detta anche Vita Brevior) più breve della
precedente e recentemente scoperta nel manoscritto Paris, Bibliothèque Nationale
de France. Negli anni Quaranta del duecento Tommaso da Celano venne impegnato
in un "Memoriale" con il compito di raccogliere e sintetizzare tutta
una serie di documenti sorti in seno all'Ordine, onde evitare dispersione e
soprattutto "distorsione" nelle produzioni francescane che ormai
venivano riprodotte senza “controllo”. Pertanto nel 1247 Tommaso scrisse il
"Memoriale in desiderio animae de
gestis et verbis sanctissimi Patris nostri", chiamata per diverso
tempo anche come "Vita secunda" che si presentava come l'esaltazione
delle virtù francescane e la spiegazione dei doni divini dell'Assisiate. Non
una vera e propria agiografia quindi, ma un'appendice alle opere precedenti. Il
Memoriale si componeva di due parti e la seconda era dedicata ai miracoli del
Santo, successivamente nominato “Trattato dei Miracoli”, terminato
probabilmente tra il 1250 e il 1253. Fu un lavoro di raccolta particolarmente
difficile ed eterogeneo per la struttura delle fonti, perché furono di diversa
natura, sia scritte che orali, riportate anche attraverso la testimonianza dei
minori sparsi un po’ ovunque. Pare che anche in Assisi, vicino alla tomba del
Santo, ci fosse un registro dove si
raccoglievano le esperienze e i miracoli avvenuti per intercessione di San
Francesco. Dei Miracoli riportati 58 sono riferibili alla rilettura della “Vita”, mentre la restante parte per
trascrizione da fonti diverse. È importante qui riportare come l’agiografia
scritta da Tommaso da Celano nel 1229 venne letteralmente scalzata dalla
Leggenda Maggiore di Bonaventura da Bagnoregio. Infatti nel Capitolo Generale indetto a Parigi nel 1266 venne
ordinata la distruzione di tutte le biografie precedenti relative al Santo di
Assisi (compresa quelle di Tommaso da Celano) a favore della Leggenda di
Bonaventura, che rimase per diverso tempo l’agiografia ufficiale di San
Francesco. Un atto che, riletto nell’ottica odierna, potrebbe generare sdegno e
rabbia (mai si dovrebbero distruggere documenti e fonti) ma che ripercorrendo
la prassi dell’epoca in seno all’ordine era da considerare estremamente
frequente e accettata, anche nella cultura medievale. L’ordine infatti quando
emanava una nuova serie di regolamenti o di regole ordinava sistematicamente la
distruzione delle precedenti, per non creare equivoci e doppie interpretazioni.
Il Trattato dei Miracoli è stata
un’opera rimasta nel dimenticatoio per secoli, sparita dai radar della storia e
ritrovata soltanto nel 1899 casualmente in un codice (Codex Massiliensis o di Marsiglia) redatto intorno al 1300. L’opera
venne trovata da un certo Antoine de Porrentruy che acquistò il codice in
un’asta pubblica. Oggi il codice è conservato presso l’Archivio Generale dei Frati
Minori in Roma (AB23). Ritornando alla figura di Tommaso e alle sue opere,
ormai in età avanzata, scrisse (almeno secondo quanto riferito dalla clarissa
Battista Alfani nel XVI secolo) anche la "Legenda sanctae Clarae virginis", la prima agiografia di
Chiara d’Assisi, canonizzata il 15 agosto 1255.
Tommaso morì nel monastero abruzzese di
S. Giovanni di Val di Varri nel 1260. La leggenda su Tommaso indica come data
di morte, con un’associazione lampante con Francesco d’Assisi, proprio il 4
ottobre. Il suo corpo rimase nel monastero delle clarisse fino al 1516 quando i
frati minori conventuali di Tagliacozzo lo prelevarono per traslarlo definitivamente
nella chiesa, appunto, di San Francesco.